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8 marzo, l'emancipazione che non c'è!

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Messaggio  Admin Mar 8 Mar - 9:24

8 marzo, festa della donna.
Occasione ghiotta per politici, tuttologi e commentatori italiani, che scriveranno fiumi di parole sull’argomento, con aria contrita ricorderanno le 129 operaie morte nel rogo della fabbrica di camicie a New York.
Scriveranno di come, soprattutto a Sinistra, si siano impegnati per anni nel promulgare leggi che avrebbero tutelato la dignità della donna, dal divorzio all’aborto (ricordate lo slogan sessantottino: l’utero è mio e lo gestisco io!), alla proposizione di modelli di vita il più delle volte stridenti con la nostra civiltà mediterranea.
Quindi tutto bene? Per nulla!
E’ polemica di questi giorni come la donna sia lontana dall’aver raggiunto una vera e concreta emancipazione.
I parametri che le hanno imposto, illudendola che con essi si sarebbe affrancata dal giogo maschilista, non hanno fatto altro che accentuarne lo stato di sudditanza, trasformandola dall’atavica “regina del focolare” alla moderna “donna oggetto”.
L’uso costante del corpo femminile come unico strumento di comunicazione della donna, il tentativo di recintarne lo spazio operativo con assegnazioni di quote di rappresentanza (nelle liste elettorali, per esempio), è quanto di più offensivo e umiliante possa essere perpetrato in suo danno.
Non c’è programma televisivo, né testata giornalistica, né spot pubblicitario che non assegni ad essa il ruolo marginale ed umiliante di catalizzatore dell’attenzione maschile mediante l’esposizione della propria fisicità.
In questo contesto ci chiediamo se c’è veramente qualcosa da festeggiare, o se invece non dovremmo tutti insieme prendere spunto da questa ricorrenza per fare crescere l’impegno sì a favore della donna, ma non disgiunto da quello a favore della famiglia e quindi della società, che devono ritrovare le direttrici per migliorarsi e concorrere a pieno titolo nella formazione di un contesto sociale più giusto e rispettoso delle peculiarità femminili.
Perché ciò avvenga, a nostro avviso, bisogna riappropriarsi di valori che ci appartengono per cultura e tradizione, che vedono la donna essere l’elemento fondante del primo nucleo della società: la famiglia.
Questo non vuol dire, come qualcuno in malafede vorrà leggere, che bisogna ritornare alla donna regina del focolare.
Ma è indubbio che solo ridisegnandosi un ruolo che non è certo quello che le è stato finora assegnato, che potrà acquisire il posto che le spetta nella società del terzo millennio.
Quindi sì alla festa, ma sì soprattutto ad una stagione di riaffermazione della dignità della donna.
Questo è il sentire che ci muove in questo 8 marzo 2011, che poi è lo stesso che da sempre accompagna il sentimento che abbiamo verso tutte le donne del mondo.
Mario Settineri

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