Relazione sul disagio minorile
Relazione sul disagio minorile
La relazione della Dott.ssa Giuseppina Fragalà, assistente sociale presso il Comune di Piedimonte Etneo, inviata all’allora Assessore alla Pubblica Istruzione Prof. Sante Vasta, il 31 ottobre 2011, sul disagio che vivono i ragazzi a Piedimonte fa veramente accapponare la pelle.
Se è vero che la società moderna spinge i giovani verso stili di vita e comportamenti sempre più dissocianti e misantropici, è anche vero che a Piedimonte Etneo si stanno raggiungendo livelli di assoluto allarmismo.
Scorrere le righe della relazione, leggere i numeri che vi sono riportati, che sintetizzano una condizione di malessere generalizzato nei giovani piedimontesi, ci fa riflettere sulle enorme colpe che abbiamo noi che questa generazione abbiamo preceduto e ci induce a riflettere sulla nostra capacità di avviarli in un percorso sociale che sia accogliente e formativo.
Così, purtroppo, non è.
Nonostante l’impegno che alcune organizzazioni ed associazioni presenti sul territorio profondono, pensiamo all’opera costante e meritoria di Padre Salvatore Cassaniti, pensiamo anche all’impegno dell’Associazione Culturale “La leggenda di Sikelia”, tanto per citarne alcune, il disagio giovanile cresce e diventa uno delle componenti di degrado della collettività cittadina.
I numeri riportati sono di una crudezza che lasciano sbigottiti.
Nel 2011 due i casi di minori sottoposti a provvedimenti della Procura della Repubblica, 6 casi di Minori sottoposti a provvedimenti del Tribunale dei Minori, tanti altri i casi di interventi su richieste di cittadini preoccupati da comportamenti tenuti dai Minori.
54 soggetti residenti a Piedimonte Etneo, 48 uomini e 6 donne, tossicodipendenti, risultano segnalati al SERT.
La tossicodipendenza, così come la microcriminalità interessano sempre più ampie fasce di ragazzi i quali, costantemente avviluppati dalla noia e dall’abbandono, cercano in questi stili di vita devianti le motivazioni che non giungono loro dalle Istituzioni e dalla società in generale.
Ci pare fin troppo ovvio sostenere che il passaggio dalla microcriminalità alla criminalità organizzata (mafia) è facile ed immediato quando non si riesce, per mancanza di valide iniziative e di seria programmazione, ad intervenire efficacemente.
Se siamo stati critici con noi stessi, riguardo le responsabilità di questa situazione, non possiamo non esserlo con chi, più e meglio di noi, è preposto alla creazione di quelle condizioni di vivibilità minima che, sole, possono essere ostacolo al propagarsi di queste esecrabili situazioni.
La relazione indica la graduale perdita del ruolo di guida e di riferimento nella crescita dell’individuo da parte della famiglia, la quale sempre meno è preparata ad affrontare le difficoltà giovanili.
Una disgregazione sociale frutto del personalismo che allontana sempre più i giovani dall’impegno sociale e politico, contribuendo così ad alimentare, nel mondo giovanile piedimontese, atteggiamenti di apatia e distacco verso l’altro, diffidenza e poco rispetto per la “cosa pubblica”. Cosicché, dice ancora la Dottoressa Fragalà, l’insoddisfazione del vivere sfocia spesso nell’uso di sostanze stupefacenti o nella microcriminalità, nel vano tentativo di dare un significato alla propria esistenza.
Se fino ad oggi il fallimento della politica sociale dell’Amministrazione Pidoto, ha contribuito a produrre tali guasti nel tessuto della nostra cittadina, è quanto mai necessario che si elaborino nuove strategie di contrasto e di recupero, perché è compito di ogni amministratore fare tutto quello che è umanamente possibile per recuperare alla società soggetti deboli e deviati.
Mario Settineri
Se è vero che la società moderna spinge i giovani verso stili di vita e comportamenti sempre più dissocianti e misantropici, è anche vero che a Piedimonte Etneo si stanno raggiungendo livelli di assoluto allarmismo.
Scorrere le righe della relazione, leggere i numeri che vi sono riportati, che sintetizzano una condizione di malessere generalizzato nei giovani piedimontesi, ci fa riflettere sulle enorme colpe che abbiamo noi che questa generazione abbiamo preceduto e ci induce a riflettere sulla nostra capacità di avviarli in un percorso sociale che sia accogliente e formativo.
Così, purtroppo, non è.
Nonostante l’impegno che alcune organizzazioni ed associazioni presenti sul territorio profondono, pensiamo all’opera costante e meritoria di Padre Salvatore Cassaniti, pensiamo anche all’impegno dell’Associazione Culturale “La leggenda di Sikelia”, tanto per citarne alcune, il disagio giovanile cresce e diventa uno delle componenti di degrado della collettività cittadina.
I numeri riportati sono di una crudezza che lasciano sbigottiti.
Nel 2011 due i casi di minori sottoposti a provvedimenti della Procura della Repubblica, 6 casi di Minori sottoposti a provvedimenti del Tribunale dei Minori, tanti altri i casi di interventi su richieste di cittadini preoccupati da comportamenti tenuti dai Minori.
54 soggetti residenti a Piedimonte Etneo, 48 uomini e 6 donne, tossicodipendenti, risultano segnalati al SERT.
La tossicodipendenza, così come la microcriminalità interessano sempre più ampie fasce di ragazzi i quali, costantemente avviluppati dalla noia e dall’abbandono, cercano in questi stili di vita devianti le motivazioni che non giungono loro dalle Istituzioni e dalla società in generale.
Ci pare fin troppo ovvio sostenere che il passaggio dalla microcriminalità alla criminalità organizzata (mafia) è facile ed immediato quando non si riesce, per mancanza di valide iniziative e di seria programmazione, ad intervenire efficacemente.
Se siamo stati critici con noi stessi, riguardo le responsabilità di questa situazione, non possiamo non esserlo con chi, più e meglio di noi, è preposto alla creazione di quelle condizioni di vivibilità minima che, sole, possono essere ostacolo al propagarsi di queste esecrabili situazioni.
La relazione indica la graduale perdita del ruolo di guida e di riferimento nella crescita dell’individuo da parte della famiglia, la quale sempre meno è preparata ad affrontare le difficoltà giovanili.
Una disgregazione sociale frutto del personalismo che allontana sempre più i giovani dall’impegno sociale e politico, contribuendo così ad alimentare, nel mondo giovanile piedimontese, atteggiamenti di apatia e distacco verso l’altro, diffidenza e poco rispetto per la “cosa pubblica”. Cosicché, dice ancora la Dottoressa Fragalà, l’insoddisfazione del vivere sfocia spesso nell’uso di sostanze stupefacenti o nella microcriminalità, nel vano tentativo di dare un significato alla propria esistenza.
Se fino ad oggi il fallimento della politica sociale dell’Amministrazione Pidoto, ha contribuito a produrre tali guasti nel tessuto della nostra cittadina, è quanto mai necessario che si elaborino nuove strategie di contrasto e di recupero, perché è compito di ogni amministratore fare tutto quello che è umanamente possibile per recuperare alla società soggetti deboli e deviati.
Mario Settineri
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