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BILANCIO CONSUNTIVO 2010, SEMPRE PIU' IN BASSO

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Messaggio  Ignazio Puglisi Mar 2 Ago - 13:23

Di seguito Vi riporto il testo dell'intervento del Gruppo consiliare Ripensare Piedimonte, riguardante il Bilancio consuntivo 2010, approvato dal Consiglio comunale il 29 luglio scorso.
I dati che abbiamop evidenziato sono decisamente sconfortanti e la cosa grave è che il Sindaco e i suoi sostenitori non se ne rendono conto.
O forse fanno finta!.
TESTO INTERVENTO
I sottoscritti Consiglieri comunali, facenti parte del Gruppo Consiliare “Ripensare Piedimonte”, con riferimento al Bilancio Consuntivo per l’anno 2010, esprimono le seguenti considerazioni:
Niente di nuovo sotto il sole!
Questa è la prima spontanea osservazione che sorge nel mettere mano al Bilancio consuntivo per l’anno 2010 approvato dalla Giunta municipale.
Anche quest’anno, infatti, l’Amministrazione Pidoto è riuscita a far nominare il Commissario ad acta da parte della Regione e le eventuali spese resteranno a carico degli ignari cittadini.
Infatti, com’è noto il termine per l’approvazione del consuntivo è scaduto il 30 aprile scorso, ma inspiegabilmente il bilancio è stato predisposto ed approvato ben oltre due mesi dopo.
Ma la concezione che il Sindaco ha del tempo oramai è diventata proverbiale.
Del resto il Sindaco aveva affermato che il Bilancio preventivo quest’anno sarebbe stato approvato entro il 31 marzo.
Come non credergli.
Quando il Sindaco dice una cosa, bisogna considerarla cosa fatta.
Solo che ad oggi non abbiamo notizia dello strumento di programmazione annuale.
Il ritardo col quale viene sottoposto al Consiglio comunale il consuntivo conferma che nessun effetto taumaturgico ha sortito la tanto sbandierata scelta di delegare le funzioni di direttore generale al Segretario comunale, in quanto è di tutta evidenza come le inefficienze della macchina burocratica comunale continuino a manifestarsi.
Inefficienze alle quali evidentemente il Sindaco e i suoi sostenitori non sono in grado di porre rimedio.
Una seconda considerazione, anch’essa di carattere preliminare, riguarda la circostanza che non sia stata convocata la Conferenza dei Capigruppo - al fine di sopperire alla mancanza della commissione consiliare competente, decaduta a seguito della dimissioni presentate dai consiglieri “altri” rispetto a qual che resta della maggioranza – per procedere alla disamina del bilancio del quale oggi si chiede l’approvazione al Consiglio.
Di contro la predetta Conferenza è stata chiamata a discutere del regolamento della Consulta Giovanile, certamente di grande importanza per la vita del nostro Comune, la cui costituzione sarà occasione di crescita irrinunciabile per i nostri giovani.
Tuttavia, anche il bilancio consuntivo ha una grandissima importanza, quantomeno paragonabile a quella del predetto regolamento, non costituendo semplicemente un atto formale, bensì l’occasione per verificare lo stato finanziario del Nostro Ente ed esprimere un giudizio sull’operato di chi lo amministra.
E tale giudizio, purtroppo, non può che essere ancora una volta e sempre più negativo, per le ragioni che esporremo di seguito e che tratteggiano un quadro complessivo decisamente preoccupante, nonostante il Sindaco nella relazione che accompagna il Bilancio faccia riferimento ad un presunto risultato positivo (avanzo di amministrazione), che evidenzierebbe, a suo dire, la capacità dell’Ente di coprire le spese correnti e quelle di investimento con un adeguato flusso di entrata, restando misteriose le continue difficoltà dell’Ente a pagare gli stipendi ai dipendenti.
Solo che qualche mese fa il Sindaco, nel dare lettura della tanto attesa relazione sullo stato di attuazione del suo programma, sosteneva che la sua Amministrazione aveva “… dovuto sopportare una forte carenza di risorse finanziarie…”.
Ma tale affermazione, già smentita dai consuntivi per gli anni 2008 e 2009, viene definitivamente confutata dai dati emergenti dal Bilancio consuntivo in esame che conferma il trend di crescita dei trasferimenti, aumentati nell’anno 2010 fino ad € 3.156.487,23 (€ 2.894.551,53 anno 2008; € 2.993.850,72 anno 2009).
Se il Sindaco ha lamentato difficoltà operative connesse a presunti minori trasferimenti sia statali che regionali, per giustificare la propria manifesta incapacità amministrativa, non osiamo immaginare cosa succederà quando i predetti trasferimenti effettivamente diminuiranno, come annunciato dalla manovra finanziaria messa in campo dal Governo nazionale, che prevede notevoli tagli per gli Enti minori.
Passando al merito del Bilancio dalle scritture contabili che sono sottoposte al nostro esame emerge che il 2010 si chiuderebbe con un avanzo di amministrazione di ben €. 239.402,46, in barba alle sopra richiamate affermazione del Sindaco, che eufemisticamente possiamo definire non veritiere, per non urtare la suscettibilità degli interessati.
E positivo è anche il conto della gestione 2010, che rendiconta esclusivamente le spese afferenti lo stesso anno.
Quindi, sostanzialmente, dovremmo essere contenti della gestione delle casse comunali, che a prima tutta non dovrebbero versare in situazione di sofferenza.
Tuttavia l’esame dei dati sottopostici è tutt’altro che confortante e ci consente di definirli capziosi, tentando di celare una realtà che, guardata con attenzione, mostra il piano inclinato sul quale opera l’Amministrazione Pidoto, che sta portando Piedimonte sempre più in basso.
La spesa per il personale invece di diminuire è aumentata, incidendo nella misura del 53,57% sulle spese correnti.
Questa situazione di fatto preclude alla Amministrazione di procedere alla stabilizzazione dei lavoratori precari che prestano servizio per il nostro Ente, che quindi lungi dal costituire una scelta del nostro coraggioso Sindaco è imposta dalla legge.
Lo dica il Sindaco ai contrattisti che l’Amministrazione comunale non può stabilizzarli perché non è stata neanche in grado di creare i presupposti all’uopo previsti dalla legge.
E poi, invece di diminuire la spesa per il personale è aumentata sensibilmente, passando dal 50,29% per l’anno 2009 al 53,57% per il 2010, nonostante la normativa in materia imponga di procedere in senso contrario.
Al riguardo non possiamo non ribadire che non condividiamo la scelta operata dalla Giunta Pidoto di delegare le funzioni di Direttore Generale, che oltre a porsi in palese contrasto con le linee guida imposte dal legislatore in materia, che ha espressamente escluso tale possibilità per i Comuni con popolazione inferiore a 100.000 abitanti, non è sostenibile per le nostre magre casse.
Non è possibile che l’Amministrazione continui ad erogare una indennità che la legge oggi vieta, trincerandosi dietro un cavillo interpretativo, comunque superato dalla più restrittiva normativa regionali di recente entrata in vigore.
Di questo la Giunta Pidoto sarà chiamata a rispondere ai Piedimontesi, come di tante altre gravissime inadempienze e di tante altre assai discutibili scelte.
La lettura della relazione del Revisore dei Conti poi getta sul Bilancio che siamo chiamati a valutare una luce sinistra.
Si allungano, infatti, sui risultati esposti dalla Giunta, le lunghe ombre dei cd. residui attivi e dei famigerati debiti fuori bilancio.
Con riferimento ai primi, che costituiscono somme accertate e non riscosse relative agli esercizi precedenti, il Revisore dei conti evidenzia come siano annotati in entrate crediti anteriori all’anno 2006 per € 371.808,90, relativamente alla parte corrente ed € 212.892,03 relativamente al Titolo IV del Bilancio, invitando l’Amministrazione a monitorare le circostanze da cui scaturiscono i crediti stessi, onde accertare la eventuale prescrizione ed il conseguente danno erariale e ad attivare tempestivamente tutte le azioni necessarie al recupero dei crediti vantati.
Il monito dell’Organo di controllo tuttavia non rappresenta nella sua compiutezza l’effettivo stato della complessiva situazione creditoria del Comune.
Infatti, basta leggere l’elenco dei residui attivi allegato al Bilancio per rendersi conto della drammaticità della situazione.
Non possiamo associarci al “plauso” che si è levato dai banchi di quel che resta della maggioranza, per magnificare l’operato dell’Ufficio Tributi, la sua riorganizzazione e, in ultima istanza, le scelte operate dal Responsabile del servizio.
E’ incomprensibile, fatta qualche doverosa eccezione, come i consiglieri comunali di quel che resta della maggioranza possano sperticarsi le mani per il Responsabile dell’Ufficio Tributi quando risultano non incassati tributi per più di due milioni di euro.
Il Comune di Piedimonte Etneo deve riscuotere per il servizio idrico integrato la spaventosa somma di € 1.270.735,55, per gli anni 2010 e precedenti.
Certamente, il Sindaco ed il valente Assessore al Bilancio si leveranno dalle rispettive sedie per dire che nella detta somma sono compresi interi ruoli e che essa in gran parte essa è maturata sotto la precedente Amministrazione, omettendo di ricordare che ne facevano parte integrante.
Il problema, allo stato, non è quello di individuare i responsabili del danno subito dal Comune, bensì quello di quantificarlo, stante i riflessi che esso ha sul bilancio consuntivo sottoposto al nostro vaglio.
Per gli anni 2002 e precedente, ancora vengono portati a credito più di € 100.000,00.
Il Ragioniere afferma che esistono agli atti del Comune regolari atti interruttivi, che preservano le predette ragioni di credito dalla prescrizione quinquennale fissata dalla legge.
Tuttavia, chiedendo lumi al dipendente addetto al servizio, è stato riferito che per gli anni antecedenti al 2002 non esistono agli atti copia delle presunte richieste di pagamento che avrebbero interrotto la prescrizione e delle relative relate di notifica ovvero dei relativi avvisi di ricevimento.
Tutto l’incartamento è stato consegnato alla San Giorgio, al momento della sottoscrizione del contratto di concessione del servizio di riscossione dei tributi locali e nessuno si è preoccupato sin ad oggi di chiederlo indietro.
Ora considerato che lo Statuto del Contribuente preclude all’Ente creditore la possibilità di riscuotere crediti prescritti, di fatto le somme dovuto per il 2002 ed antecedenti sono irrecuperabili.
Discorso in qualche modo simile può farsi per i crediti maturati negli anni 2003, 2004 e 2005.
Addirittura abbiamo notizia che l’Ufficio Tributi ha provveduto ad effettuare in autotutela lo sgravio ad alcuni contribuenti, per l’anno 2003, circostanza che conferma quanto da Noi più volte sostenuto sul punto.
Ciò significa che solo con riguardo al servizio idrico integrato, ove venisse effettuata una seria attività di riaccertamento, le somme segnate in entrata dovrebbero essere sensibilmente ridotte, in una misura che si aggira ottimisticamente in non meno del 20% di quella esposta ed inserita all’attivo del Bilancio consuntivo 2010.
E poi, nonostante i ripetuti appelli del Consiglio comunale ed il monito delRevisore dei conti, nessun segnale concreto è stato dato in ordine all’effettivo potenziamento dell’Ufficio Tributi.
Un solo dipendente deve predisporre le richieste di pagamento per gli anni pregressi, i ruoli da inviare al Concessionario, nonché quelli che maturano in via ordinaria, ricevere il pubblico e magari fare le pulizie nell’ufficio, nonostante il pauroso ammontare delle somme da riscuotere.
Discorso in parte analogo va fatto per le somme portate a bilancio per la TARSU.
Il Comune deve riscuotere a tale titolo ben € 948.972,42, somma che nella migliore delle ipotesi dovrà essere ridotta almeno del 15/20% e della quale verosimilmente si incasserà effettivamente ancora meno.
A titolo di ICI devono ancora riscuotersi € 235.731,58. Di tale somma, ha riferito il Ragioniere, fanno parte crediti riscossi dalla San Giorgio ma non ancora versati al Comune.
Ecco di nuovo la San Giorgio. Avevamo formulato circostanziata interrogazione al Sindaco il quale non ha ritenuto di rispondere, confermando lo stilema che ha caratterizzato i fortunatamente oramai trascorsi primi tre anni del suo mandato.
Mentre per gli altri tributi locali e per sanzioni amministrative dovrebbe incassarsi ulteriori rilevanti somme, ma il condizionale è d’obbligo.
Appare evidente che già questi elementi mettono seriamente in discussione i dati che emergono dal Bilancio consuntivo in esame.
Altro che avanzo di amministrazione.
I dati snocciolati consentono di affermare, senza timore di essere smentiti, che a voler essere ottimisti oggi il Bilancio potrebbe tutt’al più considerarsi in pareggio, se non concorressero altri elementi che impongono di affermare che il nostro bilancio presenta un sostanziale disavanzo difficile da quantificare.
Del resto, il trucco più vecchio del mondo per drogare i bilanci degli enti locali è quello di gonfiare i residui attivi o meglio lasciarli artificiosamente in vita per far quadrare i conti che poi, appena arrivati al dunque, mostreranno in tutta la loro profondità le crepe che già oggi non possono più nascondersi.
E l’espediente dei residui attivi fa il paio con quello, assai più pericoloso, dei debiti fuori bilancio.
Nella seduta fiume dello scorso anno, allorquando il Consiglio comunale è stato chiamato a riconoscere un infinità serie di debiti fuori bilancio avevamo chiesto ai Capi settore presenti se finalmente la vicenda potesse essere considerata chiusa, ricevendo rassicurazioni al riguardo.
Il Sindaco aveva rimarcato come la gran parte degli stessi fossero stati assunti dalla precedente Amministrazione, mentre con il nuovo corso tale assai poco lusinghiera prassi sarebbe stata accantonata.
Naturalmente quando il Sindaco dice una cosa, bisogna considerarle cosa fatta.
Infatti, dalla relazione del Revisore dei conti apprendiamo che esistono richieste di attestazione di debiti fuori bilancio al 31 dicembre 2010, per € 438.457,37.
Si proprio così, € 438.457,37, di debiti già esistenti al 31 dicembre 2010 ma dei quali non è stato dato conto al Consiglio comunale, nemmeno in sede di assestamento di bilancio, effettuata nel novembre scorso.
E’ evidente che tale modo di operare sta portando il Comune verso la bancarotta.
E’ evidente che è arrivato il momento di porre un freno ad una scellerata azione amministrativa che, in palese dispregio della legge, opera senza rendersi conto delle gravissime ripercussioni che possono derivare all’Ente.
Non è possibile che delle conseguenze delle assurde scelte operate da incoscienti amministratori debbano sempre e comunque rispondere i cittadini.
Sono forse questi i risultati cui ambiva l’Amministrazione quando ha deciso di delegare al Segretario comunale le funzioni di direttore generale, scelta che ha avuto come unica conseguenza quella di appesantire le casse comunali, ma che non sta portando alcun concreto beneficio all’Ente?
Come se non bastasse, l’Amministrazione comunale, forse inconsapevolmente, consentiteci di dubitarne, continua ad assumere ulteriori obbligazioni senza il rispetto della normativa disciplinante la spesa pubblica.
Solo nel 2010 sono stati conferiti numerosi incarichi legali, per i quali è stato previsto il versamento di un acconto di € 500,00.
Orbene, considerato che con l’atto di affidamento l’Amministrazione comunale si è limitata ad impegnare solo un importo a titolo di acconto, per la differenza tra la somma destinata al pagamento degli acconti e quella scaturente dalla liquidazione della parcella definitiva si dovrà procedere al riconoscimento ai sensi dell’art. 194, comma 1, lettera e) del decreto legislativo 267/2000 e secondo le procedure ivi previste (cfr. in termini l’indirizzo delle Sezioni Riunite per la Regione Sicilia in sede consultiva, da ultimo deliberazione n. 2/2007).
Infatti, visto che l’Ente ha impegnato e coperto finanziariamente solo la spesa necessaria per corrispondere l’acconto al professionista, ricorre la violazione delle prescrizioni di cui all’art. 191 del d. lgs. 267/2000, attraverso l’effettuazione di spese al di fuori dell’impegno costituito ed in assenza di una specifica previsione nel bilancio dell’esercizio in cui si manifestano.
Pertanto, tutte le delibere adottate dalla Giunta per conferire incarichi legali sono illegittime e costituiscono altrettanti ed ulteriori debiti fuori bilancio dei quali dovrà tenersi conto, quantomeno in sede di redazione del Bilancio Preventivo per l’anno 2011, oltre che alla luce di quanto disposto dall’art. 191 co. 5 del D.Lgs. 267/2000, come vedremo dopo.
E poi ancora, desta grandissima perplessità e preoccupazione la gestione delle opere effettuate nei serbatoi e nella rete idrica, e di cui all’ordinanza sindacale n. 30 del 3 novembre scorso, che anch’essa si ripercuote sui risultati contabili emergenti dal Bilancio in esame, per come peraltro superficialmente evidenziato dal Revisore dei conti, il quale si limita a segnalare circostanze dalle quali la legge fa discendere gravissime conseguenze.
Già la scelta di ricorrere alla ordinanza sindacale, visti gli importi dei lavori, appare almeno inappropriata, considerato anche che la comunicazione da parte della competente ASL risale al 20 luglio 2010, quindi ben tre mesi prima della adozione del detto provvedimento.
Lo stesso dicasi per le anomale modalità di affidamento dei lavori, foriere di non pochi dubbi, effettuate dopo aver contattato per le vie brevi alcune ditte che, probabilmente sempre per le vie brevi, hanno manifestato la disponibilità ad eseguire i lavori, operando un ribasso del 7% sul preventivo di spesa redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale.
Non si comprende poi, senza voler pensare male, il perché l’affidamento diretto sia stato gestito dal Sindaco e non dall’Ufficio Tecnico, che di fatto è rimasto estraneo ad una fase nella quale avrebbe dovuto essere attore esclusivo, secondo la normativa in materia.
Ma quello che lascia letteralmente esterrefatti è la condotta tenuta dal Sindaco dopo l’adozione del provvedimento in parola, il quale dopo aver dato atto che i lavori ordinati “… non presentano copertura finanziaria nel bilancio di previsione 2010 e che l’Amministrazione presenterà variazione di bilancio in Consiglio Comunale onde dare copertura, anche parziale, ai fini della regolarizzazione degli impegni di spesa, ai sensi dell’art. 191 comma 3 del T.U.E.L….” nulla di tutto ciò ha fatto, tenendo un comportamento palesemente illegittimo, in quanto non conforme a legge.
Infatti, la norma da ultimo citata dispone che “ Per i lavori pubblici di somma urgenza, cagionati dal verificarsi di un evento eccezionale o imprevedibile, l’ordinazione fatta a terzi è regolarizzata, a pena di decadenza, entro trenta giorni e comunque entro il 31 dicembre dell’anno in corso, se a tale data non sia scaduto il predetto termine”.
Orbene, considerato che il Sindaco non ha provveduto ad effettuare tali adempimenti, la ordinanza n. 30 del 3 novembre 2010 è decaduta e i lavori eseguiti non sono legittimati da alcun atto amministrativo.
Perché il Sindaco non ha provveduto a sanare, almeno sotto l’aspetto contabile, un’ordinanza che comunque fa acqua da tutte le parti ?
A ciò si aggiunga che la predetta ordinanza clamorosamente è stata pubblicata solo nel maggio scorso, e solo chi come Noi oramai ha imparato a conoscere le possibili conseguenze della disorganizzazione amministrativa che a Piedimonte regna sovrana, non fa cattivi pensieri su tale inquietante circostanza.
Tuttavia resta il fatto che dei lavori nessuno ha saputo niente, fino al momento della detta pubblicazione dell’ordinanza, costituendo ulteriore spunto per cattivi pensieri, che comunque noi non facciamo.
Quanto da ultimo esposto determina la paralisi amministrativa dell’Ente.
Infatti, l’art. 191, co. 5 del D.Lgs. n. 267/2000 dispone che “… Agli Enti locali che presentino, nell’ultimo rendiconto deliberato, disavanzo di amministrazione ovvero indichino debiti fuori bilancio per i quali non sono stati validamente adottati i provvedimenti di cui all’art. 193 è fatto divieto di assumere impegni e pagare spese per servizi non espressamente previsti per legge. Sono fatte salve le spese da sostenere a fronte di impegni già assunti nei precedenti esercizi…“.
Pertanto, i Responsabili degli Uffici comunali non possono e non debbono adottare impegni di spesa al di fuori dei rigorosi limiti fissati dalla norma appena citata, salvo ad assumersene le conseguenti responsabilità.
Non deve, infatti, dimenticarsi che il Revisore dei conti ha affermato che sussistono richieste di attestazioni di debiti fuori bilancio per € 438.000,00, somme che devono essere pagate con priorità su altre spese non strettamente indispensabili e tali qualificate dal legislatore.
Formale diffida, da parte dei sottoscritti consiglieri, verranno inviate ai signori Capi Settore, e circostanziata comunicazione dei fatti esposti verrà inviata al competente Assessorato Regionale, alla Procura della Corte dei conti, nonché al Prefetto, al fine di consentire agli organi preposti al controllo dell’attività amministrativa locale i provvedimenti ritenuti più opportuni.
Tale decisione è frutto dalla necessità di porre un argine ad un modus operandi che alla lunga porterebbe al dissesto delle casse comunali, con conseguenze che sarebbero scaricate sui Piedimontesi.
Per tali ragioni i sottoscritti Consiglieri comunali non voteranno il Bilancio consuntivo 2010 ed in segno di protesta, al momento della votazione, simbolicamente lasceranno l’aula, al fine di dare un segnale forte e per dare voce alla improcrastinabile necessità di un cambiamento che non può più essere messa a tacere e che deve essere necessariamente ascoltata da chi amministra il Nostro Comune.
Piedimonte Etneo, 29 luglio 2011
Alfio Palazzolo
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